Tuesday, February 10, 2015

Bucarest

Le luminarie di Bucarest
Fa freddo. Fa molto più freddo che da noi. La prima volta che siamo stati qui era primavera, c’era il sole, gli adolescenti limonavano in Piaţa Universităţii. Ora nevica. 
Madalina ci viene a prendere all’aeroporto, che secondo il giornaletto distribuito in aereo dovrebbe essere uno dei più belli d’Europa. Madalina ha un SUV. Dice che senza sarebbe impossibile parcheggiare in città. 
La periferia tra l’aeroporto e Bucarest è uguale a tutte le periferie europee. Capannone. Capannone. Officina. Ikea. Carrefour. Solo l’approccio possibilista ai cavi della corrente arrampicati sui pali, ci fa pensare che tutto sommato non siamo a casa. 
La lingua qui è una via di mezzo tra qualcosa di latino e qualcosa di russo. Abbiamo sempre la sensazione di captare qualcosa, ma poi non è così. Le parole somigliano alle nostre, isolate, ma poi le mettono insieme e non riusciamo più a ritrovarle nel mucchio. Per loro invece è molto facile capirci. Ma mai carpiremo il loro segreto. 
Bucarest qui la chiamano la Piccola Parigi. Effettivamente, il centro di Bucarest somiglia più a Parigi di quanto Milano somigli a una piccola Bari (cosa di cui Marco continua a cercare di convincere tutti). I grandi palazzi liberty, i grandi boulevards, i localini del centro, le luminarie natalizie che cambiano colore (sono nuove, ne vanno molto fieri), i mercatini di Natale con Dean Martin che canta la neve del Midwest…
La cartolina di GENESI
Siamo Marco, Chiara e Valeria. Siamo in residenza produttiva, ospiti di Dot Spot Media Productions. Dovremmo riemergere da questi giorni di duro lavoro con lo scheletro del nuovo spettacolo de La Confraternita del Chianti, GENESI pentateuco #1, il primo dei cinque monologhi del progetto Pentateuco.
La sala prove è nella sede di Dot Spot Media. C’è il caffè, c’è la moquette, c’è il riscaldamento a palla. È il paradiso. E il supermercato offre pure due o tre opzioni vegetariane per Valeria. Certo, è perché siamo nella capitale. Per il resto del Paese vale il detto “Non c’è miglior pollo del maiale”. E la zuppa transilvana con verdure e bacon non sarebbe la stessa cosa, con il seitan. 
A proposito di Transilvania. Non c’entra nulla con quello che noi pensiamo della Transilvania. Braşov, la città principale, somiglia più a Bressanone che al set di un film espressionista tedesco. E Castelul Bran, il castello di Dracula… beh, Stoker ha mischiato un po’ di leggende con un po’ di colore locale con un po’ di fantasia e ha creato un mito, ma qui non c'è mai stato. Il castello ha tenuto lontani i turchi (in Bulgaria ci sono i minareti, qui solo campanili, è un dato di fatto) ma poi è divenuto residenza estiva per gli Asburgo in vacanza e per una famiglia reale che tecnicamente esiste ancora, è sopravvissuta al regime e viene sfoggiata in occasione di balli di beneficenza e foto di gruppo con gli altri reali europei. 
È una terra complessa, la Romania. Il rapporto con i Ceauşescu (ogni vigilia di Natale la tv manda il video della loro esecuzione, e la reazione dei ventenni è il disinteresse assoluto per la politica), i teatri pieni e i cinema vuoti, il rapporto con la cultura tradizionale e gli hipster in metropolitana, gli stipendi irrisori e le cose di H&M troppo care, la città, la campagna, le migrazioni (qui hanno tutti almeno un parente all’estero), le etnie, i ROM (che per l’italiano medio sono tutti rumeni, ma non è vero, però ci sono anche qui), i cani randagi che 
c’è gente famosa che smuove mari e monti per loro, ma non per i bambini negli orfanotrofi… è un Paese che dal regime è uscito con la guerra civile, e in Piaţa Universităţii le croci ci sono davvero. 
Il covrigi
E poi c’è il palazzo. Il secondo edificio più grande al mondo dopo il Pentagono, Casa Popului. Impossibile descriverla, lì in fondo al viale, gigantesca, classicheggiante, mai abitata. Per tirarla su hanno abbattuto mezza città, ci hanno celebrato i festeggiamenti per il matrimonio di Nadia Comaneci e adesso ci fanno gli eventi di moda... ah, dimenticavo, è anche la sede del Parlamento.
Una cosa da non perdere? Il covrigi. Il covrigi è un tarallone, una ciambella morbida dolce o salata, ripiena o ricoperta. Si vende per strada, ed è l’ottava meraviglia del mondo.
Ma noi siamo qui per lavorare, mica per turismo!



Mangiare:
Cara cu bere (www.caracubere.ro) - Ristorante enorme all’interno di un palazzo storico del centro. Più caro della media di Bucarest (non tanto) ma il cosciotto di maiale vale la pena. Per fare i turisti veri.

Teatri:
I teatri in Romania sono quasi tutti stabili e fanno repertorio, come in Germania. Il lunedì e il martedì solitamente ospitano compagnie indipendenti, gli altri giorni la compagnia del teatro.

Teatrul Bulandra (www.bulandra.ro) - Fa parte dei “Teatri d’Europa”. Se vi capita, andate a vedere Pescăruşul (Il Gabbiano) di Čechov per la regia di Antoaneta Cojocaru.

Teatrul Nottara (www.nottara.ro)

Teatrul de Arta (www.teatruldearta.ro) - È un piccolo teatro indipendente, e accanto ha una accogliente birreria.